Se sei felice sei un illuso
- Cristina Zaltieri
- 21 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
25 Marzo 2022
La Prof.ssa Cristina Zaltieri propone un estratto dell'intervista a

. Buona lettura
DALL’INTERVISTA AL FILOSOFO COREANO BYUNG CHUL HAN PER ZEIT WISSEN:
“SE SEI FELICE SEI UN ILLUSO”
sito TLON ORBIS (https://tlon.t/)
ZW: Come può un individuo trovare la felicità in questa società – dovremmo impegnarci di più nelle nostre idee?
BCH: Il sistema lo rende difficile. Non sappiamo nemmeno cosa vogliamo. I bisogni che percepisco come i miei bisogni non sono i miei bisogni. Come esempio prendete Primark, la catena di abbigliamento a basso costo. Le persone organizzazione car-sharing perché non ci sono negozi Primark in ogni città. Quando arrivano a destinazione, saccheggiano letteralmente il negozio. C’era un articolo su un giornale recentemente; riguardava una ragazza: quando è venuta a sapere che Primark stava aprendo un punto vendita vicino a C&A in Alexanderplatz [Berlino], ha urlato di gioia e ha detto: se qui c’è Primark allora la mia vita è perfetta. Questa vita è davvero perfetta per lei, o si tratta di un’illusione generata dalla cultura consumistica? Cerchiamo di vedere con esattezza cosa sta succedendo. Le ragazze comprano centinaia di vestiti, e ogni vestito costa forse cinque euro – che di per sé è follia, perché le persone muoiono per questi vestiti in paesi come il Bangladesh se un’industria di abbigliamento fallisce. Queste ragazze comprano centinaia di vestiti, ma difficilmente li indossano. Sapete cosa fanno con questi vestiti?
ZW: Li fanno vedere su YouTube, su video Haul.
BCH: Esattamente, li pubblicizzano! Fanno caterve di video in cui promuovono i vestiti che hanno comprato e giocano a fare le modelle. Ogni video su YouTube è guardato mezzo milione di volte. I consumatori comprano i vestiti e altre cose, ma non li usano, li pubblicizzano, e queste pubblicità generano nuovi consumi. In altre parole, questo è un consumo assoluto derivato, che è disconnesso dall’uso delle cose. Le aziende hanno delegato la pubblicità ai consumatori. Esse di per sé non pubblicizzano più. È un sistema perfetto.
ZW: Dovremmo protestare per questo?
BCH: Perché dovrei protestare se arriva Primark e rende la mia vita perfetta?
ZW: «La libertà sarà stata un episodio», scrive nel suo nuovo libro Psicopolitica. Perché?
BCH. La libertà è il contrario della coazione ossessiva. Se senti come libertà la coazione ossessiva a cui sei inconsciamente assoggettato: ecco la fine della libertà. La crisi della libertà consiste nel percepire la coazione ossessiva come libertà, così nessuna resistenza è possibile. Se tu mi costringi a fare qualcosa, allora io posso combattere questa coazione esterna. Ma se non c’è più un oppositore che mi sta convincendo a fare qualcosa, allora non ci può essere resistenza. Ecco perché, per iniziare il mio libro, ho scelto il motto: “protect me from what I want” [in inglese nell’intervista: proteggimi da ciò che voglio. N.d.T.], la frase resa celebre dall’artista Jenny Holzer.
ZW: Perciò dobbiamo proteggere noi stessi da noi stessi?
BCH: Se un sistema attacca la mia libertà, allora devo resistere. L’aspetto perfido è quindi che il sistema di oggi non attacca la libertà ma la “instrumentisce”. Per esempio: quando ci fu un censimento negli anni ’80 , ci furono delle proteste. Fu addirittura messa una bomba nel palazzo del governo. Le persone scesero in piazza perché nello stato vedevano un nemico che voleva raccogliere informazioni contro la loro volontà. Oggi trasferiamo dati personali più che mai. Perché non si protesta per questo? Perché, paragonato a quel che successe allora, ci sentiamo liberi. Allora le persone sentivano che la loro libertà era sotto attacco o che veniva ridotta, e per questo scendevano in piazza. Oggi, noi ci sentiamo liberi e trasferiamo i nostri dati personali volontariamente.
ZW: Forse perché gli smartphone può aiutarci ad andare dove vogliamo. Consideriamo il beneficio maggiore del danno.
BCH: Forse, ma nella sua struttura questa società non è diversa dal feudalisimo medievale. Siamo in una servitù. I signori feudali del digitale come Facebook ci danno la terra e ci dicono: arala e puoi averla gratis. E la ariamo come pazzi, questa terra. Alla fine, i signori feudali tornano e prendono il raccolto. Questo è lo sfruttamento della comunicazione. Comunichiamo gli uni con gli altri e ci sentiamo liberi. I signori feudali si arricchiscono con questa comunicazione, i servizi segreti la monitorano. Questo sistema è estremamente efficiente. Non ci sono proteste contro tutto ciò, perché stiamo vivendo un sistema che sfrutta la libertà.
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