Non si può non godere
- Luca Gabriel Mazzoli
- 21 feb 2023
- Tempo di lettura: 2 min
17 Febbraio 2022
«La relazione tra il potere e il rifiuto delle libertà a sottomettersi non può essere sciolta… Nel cuore della resistenza del potere, a provocarla costantemente, c’è la resistenza della volontà e l’intransigenza della libertà. Piuttosto che parlare di una libertà essenziale, sarebbe più opportuno parlare di un agonismo - di un rapporto che al contempo è di incitamento reciproco e di lotta; più che di un affrontamento faccia a faccia che paralizza entrambe le parti, si dovrebbe parlare di una provocazione permanente» (Michel Foucault , come si esercita il potere, in La ricerca di MichelFoucault)
Michel Focault è il filosofo di Sorvegliare e Punire, opera in cui lavora sistematicamente sul tema del potere. In questo passoci indica come la libertà esprime sempre la propria volontà di potenza nei confronti del potere, che la vuole assoggettare a sé. Foucault afferma una cosa che può sembrare scandalosa, ossia che la libertà non ha tanto a che fare con l’essenza, l’οὐσία, umana. Questa è un’asserzione tuttavia tanto scandalosa quanto profonda, perché per Foucault la libertà non è un dato di fatto, ma piuttosto il guadagno di un processo di conquista: bisogna conquistare la propria libertà!
Il processo di conquista è in ogni modo una «provocazione permanente», mai un raggiungimento ultimativo. La libertà è sempre e di nuovo da riconquistare, dal momento che l’ἀγών, la contesa, si estende microfisicamente a tutte le nostre pratiche e a tutte le nostre relazioni, da cui - e qui si può dire proprio così - non si può sognare di fuggire, anzi da cui emerge uno spazio che contempla una lotta di forze, di domini, di asservimenti, di assoggettamenti, dove si sente il «rumore sordo e prolungato della battaglia», come dice la chiusura di Sorvegliaree Punire.
È in questo illuminante testo che Foucault ci avvisa come, se è vero che con il procedere della storia nella nostra società non ci sono più massacri, stermini e obliterazioni di corpi umani da parte degli organi incaricati a esercitare il potere, questo però accade in quanto in un regime di produzione capitalista i corpi devono essere utili, docili, disciplinati, produttivi, ammaestrati al lavoro. Foucault dedica Sorvegliare e punire al sistema di punizione, al sistema di sorveglianza e al dispositivo del penitenziario, ed è esattamente qui che possiamo dare voce al confronto con il tema scelto per quest’anno, in cui è stato preso come viatico un passo di Aldous Leonard Huxley. Possiamo dire, dietro l’ombra del nostro testimone, che oggi l’istituzione che esercita il potere mira a istituire «un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù».
Come opporre a questa idea «la resistenza della volontà e l’intransigenza della libertà»? Focault risponderebbe mediante un lavoro di cura del sé volto a esplicare la verità di chi ognuno di noi è, ma è l’unica strada possibile? Quali esercizi ognuno di noi può fare per essere libero dalle prigioni invisibili che il mondo, la società, la famiglia e le istituzioni ci impongono?
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